New York. Oskar, nove anni, un centrifugato di genialità, sincerità e paura, ha perso il papà nel crollo delle Torri Gemelle. E ora non riesce più a dormire.

Tutte le sere il papà gli rimboccava le coperte e raccontava storie bellissime; di giorno facevano insieme grandi invenzioni e cacce al tesoro. Ma ora è tutto diverso.

Per fermare il criceto che non smette di corrergli nella testa, Oskar si concentra sulle invenzioni: un paracadute da marsupio? oppure… delle salopette in Kevlar… o grattacieli con parti mobili che si riaggiustano da soli… una tenuta di invisibilità…

Ma il sonno non arriva mai.

Allora, con il walkie talkie che tiene sul comodino, chiama la nonna che vive nel palazzo di fronte.

La nonna è per Oskar un porto sicuro, forse l’unico appiglio alle sue paure.
Fino a quando, in una notte insonne, decide di intrufolarsi nella cabina armadio del papà.

Lì dentro facevano la lotta e c’è ancora odore di schiuma da barba.
Sul ripiano in alto Oskar vede una cosa che non aveva mai notato: un vaso di vetro azzurro.

Fa una torre con tutte le tragedie di Shakespeare, sale, allunga la mano, ma le tragedie traballano e il vaso azzurro cade rompendosi in mille pezzi. A terra, tra i cocci di vetro, una busta, e dentro la busta, una chiave con la scritta Black.

Per Oskar è l’ultima caccia al tesoro del papà.

Ad un anno dalla tragedia Oskar intraprende un viaggio alla scoperta del segreto della chiave misteriosa.