Laura Curino, Titino Carrara e l’aiuto di Giorgia Antonelli
Titino Carrara
Michele Moi
Dopo “Strada Carrara” ecco una nuova storia di vita e teatro.
Siamo alla seconda puntata, va in scena il tema dell’apprendistato: come diventare adulti ed insieme abili attori; come conquistarsi una identità ed un ruolo riconosciuti dalla “Famiglia d’Arte” e dagli spettatori.
Se il pubblico in “Strada Carrara” si riconosce nelle vicende di Tommaso, detto il Capo, classe 1920, capocomico della drammatica compagnia Carrara – Laurini e del suo Piccolo Carro di Tespi, in “Manuale d’attore” la platea si appassiona al percorso artistico di Titino Carrara, figlio d’arte, nato nel “Carro dei Comici” e vissuto nelle grandi trasformazioni del secondo dopoguerra.
I Maestri del Teatro Mobile non fanno accademia, fanno scuola di palcoscenico, uno spettacolo diverso ogni giorno: “Laboratorio permanente”… magari su un palcoscenico montato fra le mura sbrecciate di un vecchio cinema bombardato.
E’ l’Italia del dopoguerra, un’Italia distrutta, ma in fermento di ricostruzione, in scena e fuori scena.
Ed ecco allora una galleria di questi personaggi che arrivano da lontano e vanno lontano, irriverenti ed insopportabilmente poetici. Ognuno lascia un brandello di segreto, il pezzo di un rompicapo che all’apprendista sarà dato il compito di ricomporre.
Lo spettacolo vede Titino partire idealmente dal Piccolo Carro di Tespi del secondo dopoguerra, dal suo mondo di drammi, commedie e farse, per arrivare alle tournée internazionali nei più grandi teatri del mondo con in volto la maschera di Arlecchino, fino ai giorni nostri.
Nel frattempo tutto un mondo lentamente si dissolve, sparisce, come spariscono le lucciole di cui racconta Pasolini, lasciando non solo ricordi e nostalgia, ma anche segreti e scommesse vive che ancora ci interrogano.
“Manuale d’attore” è spettacolo che attraverso la risata e la poesia del mondo degli attori, parla in realtà al profondo del cuore di ognuno di noi.
Otello burattino: Ma qual è la verità? E’ quello che penso io de me, o quello che pensa la gente, o quello che pensa quello là lì dentro [indica il burattinaio]
Jago burattino: Cosa senti dentro di te? Concentrati bene… cosa senti, eh? [pausa di silenzio]
Otello burattino: Sì, sì, si sente qualcosa che c’è!
Jago burattino: Quella è la verità! Ma sssssshhh… [si porta l’indice sulle labbra] non bisogna nominarla, perché appena la nomini, non c’è più…
(“Cosa sono le nuvole?”, regia di Pier Paolo Pasolini, 1967)
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