Maurizio Camardi, Stolfo Fent, Giulio Gavardi
Ingrid Zorini
Titino Carrara, Giorgia Antonelli
“Quando le cose si arruffano e formano un nodo, allora viene una decisione del cielo che le sbroglia. Abbi pazienza, quello che era oscuro diviene chiaro, e chi ha stretto il nodo, forse lo scioglierà”. Ho riaperto il libro ed ho cominciato a rileggere “Le mille e una notte”.
Avevo voglia di ritrovarmi avvolto nel fascino di un passato incantato di tappeti volanti, lampade, tesori impensati, pietre preziose, parole magiche, geni e ladri…
… ma, pagina dopo pagina, mi sono ritrovato su un terreno molto più crudo, più reale… o forse solo più adulto che non i ricordi legati alle favole della nonna o a qualche cartone animato.
Era “il mondo” quello che ritrovavo pagina dopo pagina: un mondo quotidiano e crudele… non quello magico e misterioso della memoria. Storie di uomini e donne di una realtà e cultura che si pone sì a levante… ma condivise nei sentimenti di uomini e donne che si levano a ponente.
L’amore è motore dell’azione; e poi la fedeltà, il tradimento, l’odio, la vendetta, povertà e l’agiatezza, vita privata o pubblica, diritto di vendetta, parola data e ricevuta, la prevaricazione del potente, l’abuso, il tradimento: est e ovest che si incontrano perfettamente al di là di vuote barriere sociali e culturali.
Non ho scelto di accompagnare Shahrazàd nelle “sue” mille e una storia.
Mi sono fermato prima, alla storia di cornice, quella dei due potenti fratelli traditi dalle consorti e del loro seguito, una scalcinata umanità dalle mille sfumature con cui giocare e divertirsi: re, principi, visir, mercanti, barcaioli, cammellieri, ladri, poeti, adultere e schiavi.
Uomini e donne, personaggi ridicoli di un mondo vivo, immerso in un quotidiano dove ci si possa riconoscere e ridere alle proprie debolezze o qualità.
Non ci interessa la genesi dell’opera, la sua originalità o fedeltà alle fonti indiane o persiane o le rivisitazioni e contaminazioni successive.
La nostra “Le mille e una notte” vuole essere un momento di infrazione, che seppure fra usi e costumi di appartenenza orientale, rivela i tratti condivisibili ad ogni latitudine.
In tempi remoti dal sapore speziato, fra i fumi di un miraggio, su torri d’avorio con cupole dorate… dove non importa.
Divertente ed irriverente, con un linguaggio che unisce narrazione, musica e danza. Semplice e popolare quanto la trascrizione di un racconto tramandato per via orale e mai pretenzioso, ci conduce fra dune, miraggi e geni, insieme con i due potenti fratelli alla ricerca di una sfortuna maggiore della loro per poter reggere il peso della propria.
Con inserti poetici in lingua ricercata la nostra “Le mille e una notte” è una narrazione divertente, appassionante e coinvolgente, che galleggia sulle note delle musiche avvolgenti di Maurizio Camardi, Stolfo Fent e Giulio Gavardi, stimolata dalle danze sinuose di Ingrid Zorini – Shahrazàd, odalisca sensuale simbolo di intelligenza, fascino della parola e potere di seduzione.
Giorgia Antonelli e Titino Carrara saranno le voci che ci condurranno in questo viaggio
Il potente Stharitz deluso ed infuriato per il tradimento della moglie concepisce un odio mortale per l’intero genere femminile. Parte con il fratello ripudiando ricchezze e regno, alla ricerca di qualcuno più sfortunato di lui.
Nel viaggio incontra situazioni e persone che lo portano a riconsiderare la scelta.
Torna a palazzo, fa tagliare la testa alla moglie, poi a tutte le schiave… poi ordina al visir di condurgli una vergine, una per ogni notte per poi, la mattina seguente, ordinarne l’esecuzione.
La strage continua per tre anni finché Shahrazàd bella, saggia e coraggiosa non si offre di passare la notte col re.
Qui comincia la storia de “Le mille e una notte”… ma, guarda caso, qui abbiamo deciso di far finire la nostra.
Questa la nostra storia.
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